DI FLOWER FARM E FIORI A KM 0

Ho conosciuto Marzia su Instagram, ha commentato un mio bouquet di lunaria aprendomi improvvisamente al mondo delle flower farm. Trovare questa pianta non è così facile, molti fornitori non la tengono perchè poco utilizzata dai fioristi. All’improvviso scopro che a pochi chilometri da Torino esiste un posto che ne aveva una fornitura pronta per essere utilizzata e insieme a lei posso trovare tipologie e tonalità di fiori pressochè introvabili.
Per me è stata una vera rivelazione! Mi ha aperto ad un mondo che non conoscevo offrendomi nuove possibilità creative e facendomi riflettere sulla storia e i viaggi infiniti che stanno dietro ad ogni fiore che viene venduto
Non potevo non intervistare Marzia e farti conoscere quella che lei definisce “la mia scelta di felicità“:

Chi sei e com’è nata l’idea di Viale Flower Farm?

Mi chiamo Marzia, ho 30 anni, e coltivo fiori da taglio biologici e stagionali in collina. Le piante sono una mania di famiglia e da bambina avevo il mio angolo di giardino in cui seminare e interrare bulbi. Ricordo benissimo la mia prima pianta: un Echinopsis pachanoi, il cactus San Pedro. Avevo quattro anni e lui, alto pochi centimetri, era uno dei tanti minuscoli vasetti di succulente in vendita al supermercato. A quel cactus, che ha ormai superato i due metri, si sono aggiunte nell’ordine due crassule, qualche manciata di muscari e una certa empatia verso gli alberi di ciliegio. E poi piante, piante, piante che lentamente, una dopo l’altra, hanno disegnato la mappa dei microclimi del nostro giardino nell’astigiano trasformandolo in una collezione di trame e profumi.

Tutto è accaduto per gradi e all’inizio non sembrava essere nient’altro che un gioco. Mio papà è un commerciante di legname e quando avevo 8 anni sono andata con lui a visitare una foresta magnifica al confine tra Francia e Lussemburgo. Ricordo il profumo di resina e la ragazza che ci accompagnava, un’ingegnere forestale, avevo deciso che da grande volevo essere come lei.

Poi ho seguito altre strade: mi sono laureata in scienze politiche e lettere, sono diventata giornalista, ho aperto un blog e ho iniziato a collaborare con riviste e magazine dedicati al verde, ma non mi bastava. Vivo da sempre in campagna, dentro e fuori come se fossi in campeggio. La nostra casa, il giardino e la natura circostante sono un tutt’uno. Aprire una Flower Farm è stata la mia scelta di felicità.

Cosa è una Flower Farm?

Una Flower Farm è un’azienda agricola in cui si coltivano fiori da taglio destinati a un mercato il più possibile locale, seguendo i principi della coltivazione biologica nel rispetto della stagionalità e della biodiversità. Stagionale, organico e locale sono i valori alla base del nostro lavoro, riassunti nel movimento Slow Flower, nato negli Stati Uniti e approdato in Europa, nel quale si incontrano produttori di fiori e flower designer convinti della necessità di una rivoluzione del fiore biologico e a km zero così come avviene per il cibo Slow Food.

Come si fa creare una Flower Farm?

Una Flower Farm è un’azienda agricola, dal punto di vista burocratico, per iniziare, è necessario aprire una partita iva agricola e rivolgersi a una delle associazioni di categoria per avere tutte le informazioni utili all’avvio della nuova attività. È importante una buona formazione, un costante aggiornamento e tanta pratica. Difficile invece da definire l’investimento iniziale, il mio consiglio è di fare un passo alla volta.

Chi sono i vostri clienti e cosa cercano dalla vostra Flower Farm?

Ci rivolgiamo a privati e fioristi in cerca di un prodotto di alta qualità. Coltiviamo varietà particolari e poco conosciute di fiori da taglio difficilmente reperibili dai grossisti perché non adatte allo stock in celle frigorifere o troppo delicate per lunghi viaggi. Inoltre i fiori locali raccolti nelle 24 ore precedenti la consegna hanno vita molto più lunga in vaso.

Ci sono molte Flower Farm in Italia?

Attualmente siamo una decina, per lo più concentrate nelle regioni del centro-nord, ma in tanti ci scrivono per saperne di più e siamo convinte che il numero delle Flower Farm italiane crescerà presto.

Progetti futuri?

Proprio in questi giorni, insieme alle titolari di cinque Flower Farm del nord Italia abbiamo deciso di unirci sotto l’etichetta Italian Flower Farmers, aperta a tutte le nuove attività che vorranno fare squadra con noi per raccontare un mestiere e un prodotto nuovi per il mercato italiano. Il primo passo è stato l’apertura di un account Instagram dov’è possibile seguire il nostro lavoro, le novità del settore e le iniziative come workshop e giornate di porte aperte nelle nostre Farm.

Quali sono i valori che porti avanti in questo progetto?

Siamo in ritardo per fermare il cambiamento climatico, ma possiamo ancora limitare i danni facendo le scelte giuste. Nelle grandi città sono sempre di più i negozi che che propongono abiti, accessori e arredi di design di seconda mano; piccole case di moda indipendenti stanno riscoprendo antiche produzioni artigianali dalla lavorazione dei tessili alla tintura naturale creando nuove opportunità di lavoro rispettose dell’uomo e dell’ambiente e, da poco, anche un colosso come Ikea ha lanciato cannucce di carta che prenderanno il posto della plastica usa e getta bandita dal 2020.

Le Flower Farm seguono lo stesso principio offrendo sul mercato del fiore reciso un’alternativa sostenibile. Come per il cibo è importante conoscere la provenienza dei fiori. I fiori “fuori stagione” arrivano spesso dall’Africa e dal Sud America, coltivati in molti casi senza alcun rispetto per il lavoratore e per la salute del pianeta e arrivano nelle nostre case dopo aver percorso migliaia di chilometri in aereo. Tonnellate di CO2 per un mazzo di fiori. Ogni stagione ha fiori magnifici, il nostro compito è farli conoscere.